Zootropolis

Animali Antropomorfi per Davvero

Zootopia rappresenta un tassello fondamentale nella storia dei Walt Disney Animation Studios: si tratta infatti dell'intelligente rivisitazione di uno degli aspetti più tipici e nel contempo meno celebrati della tradizione disneyana. Prima ancora di venire identificata con fiabe, castelli e principesse, l'azienda di Walt si era infatti occupata a lungo dei cosiddetti animali antropomorfi. Negli anni 20 e 30 gli animatori non erano ancora in grado di realizzare esseri umani realmente convincenti, e ripiegare sui funny animals rappresentava una prassi consolidata. Figure come Topolino, Paperino e Pippo sarebbero diventate poi vere e proprie icone aziendali, tanto da intraprendere con successo anche la carriera fumettistica, dando così vita a quel patrimonio di storie che al giorno d'oggi amiamo collocare nell'immaginario stato del Calisota. Non si può dire però che tale ambientazione abbia mai reso davvero giustizia alla natura animale di Topolino e soci: gli standard character si muovono infatti in uno scenario urbano indistinguibile dal nostro, popolato da un risicato numero di specie, spesso del tutto indistinguibili da normali esseri umani.

L'idea del mondo di animali venne invece esplorata assai di più nel 1973, quando gli artisti Disney portarono nei cinema Robin Hood, divertente reinterpretazione zoologica della leggenda anglosassone. In quell'occasione fu possibile finalmente vedere in azione animali di ogni tipologia, inseriti però ancora una volta in uno scenario “a misura d'uomo”. Un ulteriore passo avanti venne compiuto con Chicken Little (2005) in cui fu palese la volontà di approfondire il concetto, mostrandoci una comunità di animali vivere in una realtà borghese che tuttavia teneva conto delle loro peculiarità. Automobili-acquario per i pesci, camaleonti impiegati come semafori viventi e molte altre trovate simili si rivelarono pennellate creative davvero azzeccate, in grado di fornire un vago assaggio di ciò che avrebbe offerto Zootopia undici anni dopo. Ad avviare la produzione del film fu la passione comune di John Lasseter e del regista Byron Howard (Bolt, Rapunzel) per la gloriosa tradizione zoologica disneyana. Byron sottopose a Lasseter una manciata di spunti a tema, divertendosi a passare al vaglio tutte le possibilità date dall'argomento, e col tempo alcuni elementi iniziarono a delinearsi con maggior chiarezza.

La prima cosa ad emergere fu la sua natura procedurale: nato come una spy story anni 60 il film divenne poi un poliziesco ambientato ai giorni nostri. Inoltre, come avveniva in fumetti quali Jungle Town (Faraci/Cavazzano) e Blacksad (Canales/Guarnido), anche qui si scelse di puntare sul parallelismo tra specie animali ed etnie umane. La contrapposizione tra prede e predatori divenne il pretesto per parlare di pregiudizi e discriminazione sociale e così da semplice film di animali, Zootopia divenne a pieno titolo un film sugli animali, quello che più di ogni altro avrebbe sviscerato al 100% l'idea di fondo, mostrandoci per la prima volta una società definita interamente dalla sua natura zoologica. Oltre a Byron Howard venne messo alla regia anche Rich Moore, reduce dalla costruzione dell'universo videoludico di Wreck-It Ralph, mentre a co-dirigere venne chiamato lo sceneggiatore Jared Bush. Infine al designer di produzione, Dave Goetz, spettò il compito di coordinare il team degli artisti dello sviluppo visivo per costruire in modo credibile la società zoomorfa, fatta di personaggi dal grande appeal che si muovono sullo sfondo di uno scenario da sogno. Dopo i mondi di Ralph e la metropoli San Fransokyo, ancora una volta i WDAS puntavano tutto sul worldbuilding, andando a concepire una città come se si trattasse di un personaggio a sé, e rendendola così il fulcro creativo su cui si sarebbe retta l'intera pellicola.

Raccontare il Razzismo

Sin dall'apertura, il film spiega allo spettatore con molta chiarezza le regole di questo mondo. Per la prima volta il concetto di animale antropomorfo non viene dato per scontato, ma illustrato e giustificato in modo efficace: siamo in una realtà in cui gli animali hanno abbandonato i loro istinti primordiali, evolvendo in modo analogo agli esseri umani, i quali sono del tutto assenti. La storia si focalizza sui mammiferi, lasciando da parte uccelli, insetti e pesci, che potrebbero ora fare le veci degli “animali effettivi” o semplicemente abitare altre aree. In questa utopia animale non è però tutto roseo, e rimane traccia delle antiche rivalità: gli ex predatori vengono visti con diffidenza, e le ex prede difficilmente riescono a vincere le loro inibizioni e a imporsi nella società. La protagonista è Judy Hopps, una coniglietta poliziotta che tenta disperatamente di emergere in un ambiente dominato da animali di grossa taglia. A farle da spalla in questa sua prima indagine troviamo la volpe Nick Wilde, una simpatica canaglia che vive di espedienti e che la accompagnerà con riluttanza alla risoluzione del caso.

Non si può dire che il genere poliziesco sia uno dei più praticati nell'animazione disneyana, né in passato il noir abbia dato alla company grosse soddisfazioni in termini monetari. Eppure, dopo Big Hero 6, i WDAS propongono immediatamente un'altra storia dal sapore urbano e procedurale, continuando a battere la "strada ostica". A differenza dei tradizionali musical fiabeschi o delle semplici commedie in stile Pixar, il giallo è infatti da sempre un genere meno universale, più connesso al cinema live action che all'animazione per famiglie. Le sue asperità narrative vengono però elegantemente dissimulate dall'abilità degli artisti Disney, che riescono a valorizzare l'indagine di Judy e Nick trasformandola in un vero e proprio giro turistico negli habitat locali. Ogni tappa del loro tour investigativo rimane infatti scolpita nella memoria, grazie alla straordinaria bellezza dei singoli quartieri cittadini, capaci di dare al pubblico l'illusione di star visitando un parco a tema. Le squallide atmosfere urbane lasciano il posto alle svariate oasi naturali su cui sono state costruite in modo armonioso le strutture abitative, e questo non fa che esaltare ulteriormente il sense of wonder, restituendo al film quella componente fiabesca e visionaria che l'argomento sembrava escludere. A completare il quadro troviamo un umorismo davvero efficace, basato sugli ovvi parallelismi fra la società umana e quella animale, ma con un taglio più sociale e politico.

Il film è interessante inoltre dal punto di vista strutturale. La trama è piuttosto semplice, ma si articola attraverso due fasi distinte: nella prima l'indagine viene solo parzialmente risolta, per lasciar spazio ad un sorprendente “lato b” in cui la narrazione e i contenuti acquisiscono una maggior profondità. Il caso su cui Judy si ritrova a indagare è infatti strettamente connesso alla natura di questo mondo: una strana epidemia sta riportando alcuni animali allo status selvaggio, privandoli del loro antropomorfismo. Con molta intelligenza, Howard e Moore usano l'indagine come mezzo per affrontare pienamente l'idea base, sviscerandola come mai prima d'ora era stato fatto in casa Disney. Le riflessioni a cui questo conduce non sono per niente banali: la paura del diverso, il razzismo e il pregiudizio indotto da agenti esterni, tematiche già affrontate in Pocahontas (1995) e Il Gobbo di Notre Dame (1996), vengono qui ricondotte al nostro secolo. Sequenze come quella in cui il ghepardo pacioccone Clawhauser viene trasferito dalla reception all'archivio per evitare un danno d'immagine al corpo di polizia, o quella in cui vediamo una tigre giocare col tablet in metropolitana mentre una coniglietta tira verso di sé il proprio cucciolo con diffidenza, costituiscono situazioni molto vicine al nostro vissuto e quindi alla sensibilità attuale.

Questione di Worldbuilding

A sconvolgere, in Zootopia, è principalmente il comparto visivo. Si è già visto nell'ultimo decennio come i Walt Disney Animation Studios abbiano fatto di necessità virtù, impadronendosi letteralmente di una tecnica d'animazione a loro estranea e piegandola con successo ai propri canoni estetici. E se escludiamo la resa molto precisa di criniere e pellicce, qui il fotorealismo viene ancora una volta messo da parte per far spazio a tutt'altro approccio artistico, sotteso a mostrarci la realtà non come è, ma come sarebbe bello che fosse. Laddove la San Fransokyo di Big Hero 6 rinunciava solo a tratti alla sua sporca atmosfera urbana, regalandoci un numero limitato di sequenze cromaticamente audaci, qui l'eccezione diventa la regola e Zootopia si rivela una metropoli bella da vedere sotto ogni angolazione. Fra gli artisti del team di sviluppo di Goetz si distingue in particolar modo Matthias Lechner, qui nel ruolo di direttore artistico degli ambienti. E' lui ad aver letteralmente disegnato la città immaginando l'ipotetico piglio architettonico degli animali che nel corso dei secoli l'hanno abitata. Senza nulla togliere a Nick e Judy, è la metropoli la vera protagonista di Zootopia, data la sua capacità di sorprendere sia sul piano puramente visivo che su quello strutturale.

Il segreto di tanta bellezza sta nella suddivisione dei quartieri in aree tematiche, che rispecchiano l'habitat delle diverse specie animali: in primis abbiamo Downtown Zootopia, il variopinto centro cittadino con i servizi principali come la stazione di polizia, dei treni e il quartiere in miniatura Little Rodentia, un vero e proprio minimondo atto ad accogliere topi e altri animali più piccoli. Ci sono poi i due splendidi quartieri climatizzati: Sahara Square e Tundratown, ispirati rispettivamente a Dubai e Mosca, e separati da una muraglia cosparsa di condizionatori, e il Rainforest District, in cui potenti pompe vaporizzano l'acqua del fiume per creare l'atmosfera della foresta pluviale. Chiude la rassegna il tranquillo paesello periferico Bunnyborrow da cui proviene Judy. Ma, a dire il vero, esisterebbero anche altre aree nascoste, come il quartiere ovino Meadowlands, di cui vediamo qualcosa senza mai visitarlo ufficialmente, e Outback Island, di ambientazione australiana e visto solo di sfuggita sulla mappa. L'idea, si capisce, è quella di creare un mondo credibile e articolato, in grado di reggere non un solo lungometraggio ma l'intero franchise che ne potrebbe scaturire. Outback Island, per esempio, verrà esplorata nel publishing, in un libro illustrato, e in generale qualunque altro pertugio di Zootopia si presterebbe a ulteriori approfondimenti, dato il livello di dettaglio con cui il tutto è stato costruito.

Cory Loftis è l'altro art director del team di Goetz, ed è il principale designer dei personaggi. Loftis aveva già lavorato a Ralph e Frozen ma qui viene chiamato a fare col regno animale quello che ai tempi fece Glen Keane con gli esseri umani in Tangled, travasando nella terza dimensione la qualità del tratto disneyano. Il risultato lascia sbalorditi: lavorando fianco a fianco con il reparto modellazione, Loftis riesce a creare delle figure che nulla hanno da invidiare all'espressività del disegno a mano e che, oltre ovviamente al suo stile personale, qua e là mostrano forti influssi dal lavoro dei nine old men, come Milt Kahl e John Lounsbery. La volpe Nick Wilde, erede ideale di Robin Hood, ne è un esempio perfetto. Per il resto il processo di animazione è quello di sempre, e ancora una volta troviamo un veterano dell'animazione tradizionale, Alex Kupershmidt (già supervisore di Stitch) a correggere e potenziare il lavoro degli animatori CGI, attraverso il drawover. Il ruolo con cui viene accreditato è quello di "lead 2D animator", dimostrando che quanto fatto negli ultimi film da Glen Keane e Mark Henn è diventata ormai una prassi consolidata. Tutti loro si dimostrano abilissimi nel riuscire a reinterpretare in tre dimensioni lo stile Disney zoomorfo decodificato intorno agli anni 60. La lezione di capolavori quali Il Libro della Giungla (1967), Pomi D'Ottone e Manici di Scopa (1971) e Robin Hood (1973) è ben presente, e basta osservare gli animali più grossi o caricaturali come gli elefanti, le pantere, i bufali e i leoni per rendersi conto dell'imponente eredità artistica di cui questo film sceglie di farsi portabandiera.

Shakira e Giacchino

Le strumentali di Zootopia portano la firma di Michael Giacchino, uno dei compositori che si è maggiormente distinto in casa Disney durante i primi anni del nuovo millennio. Difficile dimenticare infatti la meravigliosa colonna sonora di Lost (2004) o la partitura di alcuni dei più bei film Pixar, fra cui Ratatouille (2007). Il suo sodalizio con J. J, Abrams e con lo studio d'animazione di Emeryville è cosa nota, mentre lo è molto meno il suo lavoro ai Walt Disney Animation Studios. In precedenza Giacchino aveva infatti firmato le musiche di alcuni loro cortometraggi: Pippo e l'Home Theater (2007), La Ballata di Nessie (2011) e la serie natalizia di Prep and Landing (2010). Non era mai successo prima, però, che il compositore venisse chiamato a lavorare alle strumentali di un lungometraggio WDAS, per cui Zootopia costituisce per lui una sorta di battesimo. Il risultato è buono, data la grande esperienza di Giacchino con il genere spionistico (si pensi ad Alias o a Gli Incredibili). Di certo il suo lavoro aderisce perfettamente ai collaudati stilemi di questo tipo di film, e non ha la pretesa di spiccare sulle immagini. Viene da chiedersi però se, a fronte di una sempre maggior valorizzazione dell'eredità grafica disneyana, non si sarebbe potuto far di più per regalare a Zootopia un'identità musicale più definita. È chiaro che il desiderio degli studios sia quello di non ripetere necessariamente la ricetta anni 90, per abbracciare generi sempre diversi, e questo è lodevole. Il rischio è però che questa ricerca di libertà finisca paradossalmente per imprigionare i film all'interno di formule codificate da altri, alimentando lo stereotipo che vuole che il genere musical vada a braccetto con la fiaba anziché con la commedia e l'azione.

Al di là del legittimo timore che questa tendenza a ragionare per generi possa diluire l'identità dello studio, va detto però che in Zootopia una canzone c'è: Try Everything. Si tratta chiaramente di un “contentino”, abitudine che è entrata in uso allo studio già da un po' di tempo: Il Pianeta del Tesoro (2002), Bolt (2008) e Big Hero 6 (2014), pur non essendo dei musical, contenevano tutti un numero musicale a sorpresa, come se il suo inserimento costituisse una sorta di "firma occulta" dello studio. A cantare il brano questa volta troviamo Shakira, coinvolta nella produzione a tal punto che gli autori le hanno costruito ad hoc un alter ego a cui prestare la voce: la cantante-attivista Gazelle. Questa figura non si limita solo ad essere un easter egg, ma ha un ruolo anche nella trama, dato che il suo esibirsi con un corpo di ballo formato da muscolosi tigroni la mette al centro della polemica contro i predatori. Inoltre, la presenza di una diva pop a cui i personaggi fanno spesso riferimento, aiuta a irrobustire l'illusione di trovarsi in un mondo cesellato in ogni dettaglio.

  • Try Everything. La canzone di Shakira è notevole. La possiamo ascoltare per intero nella strabiliante scena in cui vediamo Judy arrivare per la prima volta in città, percorrendo i diversi quartieri a bordo della monorotaia. Try Everything funziona a tutti gli effetti come un grande numero di presentazione, e oltre che per la protagonista rappresenta anche per lo spettatore il biglietto d'ingresso per questo suggestivo affresco animale. Al di là delle immagini, bisogna riconoscere che anche il testo è azzeccato, e rappresenta un invito a non demordere, perseverando malgrado le mille difficoltà che la vita ti pone innanzi. È una morale che potrebbe apparire scontata, ma non lo è affatto e rappresenta uno dei punti focali di quel modo di pensare ottimista, da sempre alla base della filosofia disneyana. Si tratta inoltre di una delle tematiche principali del film, visto che riguarda da vicino Judy e la sua lotta per emergere in una società ancora piena di pregiudizi. La canzone viene riproposta anche una seconda volta alla fine del film, nella scena in cui vediamo i personaggi al concerto di Gazelle, e offre così agli animatori il pretesto per mostrarci le belle coreografie di questa Shakira animata.

Il Topo e la Lampada

Zootopia è un film in grado di far vibrare non poche corde. Non stupisce che abbia generato un certo clamore nel momento storico in cui uscì, con un'America stritolata da un conflitto tra progresso e reazione più acceso che mai, in cui l'allarme terrorismo aveva lasciato profonde cicatrici e la manipolazione mediatica a mezzo social si apprestava a lasciarne molte altre. Eppure, per quanto possano questi essere argomenti spinosi o di difficile trattazione, il film riesce a prendere posizione con naturalezza dimostrando di avere qualcosa da dire e soprattutto di sapere come dirlo. Questa voce particolarmente "intonata", unita all'onda lunga dei successi raccolti durante gli anni della gestione Lasseter, non poteva che dare un buon risultato al botteghino. Zootopia esce nei primi mesi del 2016, senza alcun cortometraggio abbinato e a più di un anno da Big Hero 6 (2014), la critica ne parla bene, gli spettatori rimangono colpiti dall'universo animale e anche i più tradizionalisti trovano nel film un buon numero di echi del Disney che fu. Così, pochi mesi dopo si porta a casa l'Oscar come miglior film d'animazione, il terzo di fila dopo Frozen e Big Hero 6.

I Walt Disney Animation Studios continuano dunque il loro percorso positivo, assestandosi su un livello alto e proponendo agli spettatori film anche molto eterogenei, senza mancare mai il bersaglio. Si rinnova così quel patto di fiducia col pubblico, che permette a queste produzioni di penetrare nuovamente l'immaginario collettivo, a prescindere dal genere scelto di volta in volta. Cartina tornasole di questo rinnovato slancio e di questa confidenza è la scena di Zootopia in cui Judy e Nick indagano sui loschi traffici del ladruncolo Duke Weaselton. Questo personaggio ha la voce di Alan Tudyk, che da Ralph Spaccatutto in poi fa sempre un piccolo cameo vocale, e il nome di un altro personaggio doppiato dallo stesso Tudyk per Frozen. Nella sua bancarella abusiva troviamo i dvd piratati dei più recenti film WDAS, tutti brillantemente storpiati, e fra questi è già presente la lineup completa dei successivi film in scaletta: Moana, Frozen II e addirittura Gigantic... la cui lavorazione verrà abortita poco dopo. Un eccesso di zelo che la dice lunga sul clima esuberante di quegli anni allo studio.

Questa tendenza autocelebrativa non può non ricordare il modus operandi della Pixar, da sempre molto attenta a far passare il concetto che ogni sua produzione sia collegata alle altre da un robusto filo rosso, ed è interessante vedere come ormai i WDAS siano tornati ad essere lo studio di punta della company, candidandosi a diventare forse i più coriacei rivali della Lampada di Emeryville, specialmente dopo aver fatto proprio lo stile narrativo dei sottomondi. E in questo contesto, Zootopia è forse uno dei mondi alternativi più riusciti in assoluto, tanto che per qualche tempo viene addirittura ipotizzato un sequel, dato il potenziale della città, ancora tutto da esplorare. Poi, in piena pandemia Covid-19, durante un evento online dedicato agli investitori, viene annunciato Zootopia+, una serie televisiva antologica in sei parti, prodotta dagli stessi Walt Disney Animation Studios e destinata alla piattaforma streaming Disney+. Insieme a Zootopia+ vengono annunciate altre miniserie ad alto budget ispirate ai più recenti film dello studio, come Baymax! , Moana e Tiana. Per la prima volta sono quindi gli artisti WDAS ad occuparsi in prima persona del materiale derivativo che in precedenza veniva subappaltato, e considerando quanto un mondo come quello di Zootopia ha ancora da dire è sicuramente bene che in questo secondo giro turistico nella città degli animali a tenere salda la mano sul timone siano ancora una volta i creatori originali.

Revisione del 30 Settembre 2022.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Zootopia
  • Anno: 2016
  • Durata:
  • Produzione: Monica Lago-Kaytis, John Lasseter, Brad Simonsen, Clark Spencer
  • Regia: Jared Bush, Byron Howard, Rich Moore
  • Sceneggiatura: ,
  • Storia: , , , , , ,
  • Cast: Jason Bateman, Tommy Chong, Idris Elba, Ginnifer Goodwin, Bonnie Hunt, Maurice LaMarche, Don Lake, Raymond S. Persi, Della Saba, Shakira, J.K. Simmons, Jenny Slate, Octavia Spencer, Nate Torrence, Alan Tudyk
  • Musica: Michael Giacchino
  • Supervisione dell'Animazione: Kathleen M. Bailey, Nicholas Burkard, Renato Dos Anjos, Nathan Engelhardt, Jay Gambell, Jennifer Hager, Robert Huth, Ian Krebs-Smith, Kira Lehtomaki, Luis San Juan Pallares, Chad Sellers, Tony Smeed, Matt Steele, Jason Stellwag, Rebecca Vallera-Thompson
Nome Ruolo
Alberto Abril Animazione
Abraham Aguilar Animazione
Alexander Alvarado Supervisione Look Development
Valentín Amador Animazione
Manuel Aparicio Animazione
Manuel Arenas Sviluppo Visivo
Dale Baer Sviluppo Visivo
Kathleen M. Bailey Supervisione Animazione Tecnica
Jason Bateman Cast (Nick Wilde)
Doug Bennett Animazione
Tony Bonilla Animazione
Lorelay Bové Sviluppo Visivo
Gina Bradley Layout
Nicholas Burkard Supervisore all'Animazione
Jared Bush Regista; Sceneggiatura; Storia
Darrin Butters Animazione
Darrin Butts Layout
Dong Joo Byun Effetti d'Animazione
Chris Capel Animazione
Andrew Chesworth Animazione
Youngjae Choi Animazione
Tommy Chong Cast (Yax)
Shawn Clark Animazione
Glen Claybrook Supervisione Progettazione Personaggi
Christopher Cordingley Animazione
Trent Correy Animazione
David Couchariere Animazione
Patrick Danaher Animazione
Marat Davletshin Animazione
Riannon Delanoy Animazione
Lou Dellarosa Animazione
Renato Dos Anjos Animatore principale
Adam Dykstra Animazione
Daniel Edwards Animazione
Idris Elba Cast (Chief Bogo)
Jeffrey Engel Animazione
Nathan Engelhardt Animatore principale
Roberto Espanto Domingo Animazione
Erik Eulen Supervisione Progettazione Personaggi
Tamara Alejandra Faralla Layout
Andrew Feliciano Animazione
Brian Ferguson Sviluppo Visivo
Isaak Fernandez Animazione
Chadd Ferron Animazione
Jason Figliozzi Animazione
Jim Finch Sviluppo Visivo
Cory Rocco Florimonte Layout
Andrew Ford Animazione
Michael Franceschi Animazione
Derek Friesenborg Animazione
Mario Furmanczyk Animazione
Jay Gambell Supervisione Animazione Tecnica
Jorge Garcia Animazione
Minor Gaytan Animazione
Michael Giacchino Musica
Paula Goldstein Supervisione TD Lighting
Daniel Gonzales Animazione
Ginnifer Goodwin Cast (Judy Hopps)
Troy Griffin Layout
Jennifer Hager Animatore principale
Dave Hardin Animazione
Kim Hazel Animazione
Mark Henn Animazione
Juan E. Hernandez Layout
Jason Herschaft Animazione
Leighton Hickman Sviluppo Visivo
Ryan Hobbiebrunken Animazione
Byron Howard Regista; Storia; Sviluppo Visivo
Bonnie Hunt Cast (Bonnie Hopps)
Robert Huth Animatore principale
Diana J. Zeng Supervisione TD Lighting
Andrew Jennings Supervisione Progettazione Personaggi
Celeste Joanette Layout
Darrel W. Johnson Animazione
Phil Johnston Sceneggiatura; Storia
Lisa Keene Sviluppo Visivo
Morgan Kelly Animazione
Bert Klein Animazione
Mike Klim Animazione
Ian Krebs-Smith Supervisione Animazione Tecnica
Tyler Kupferer Layout
Maurice LaMarche Cast (Mr. Bigg)
Callum LaPrairie Animazione
Monica Lago-Kaytis Produttore Associato
Don Lake Cast (Stu Hopps)
John Lasseter Produttore Esecutivo
Chelsea Lavertu Supervisione Look Development
Andrew Lawson Animazione
Matthias Lechner
Britteny Lee Sviluppo Visivo
Hyun-Min Lee Animazione
Jennifer Lee Storia
Kevin Lee Layout
Matt Lee Layout
Kira Lehtomaki Animatore principale
David Lisbe Animazione
Kevin MacLean Animazione
James J. Martin Sviluppo Visivo
Kelly McClanahan Animazione
Eric McLean Supervisione Look Development
Brian Menz Animazione
Matthew Meyer Animazione
Mark Mitchell Animazione
Rich Moore Regista; Storia
Rick Moore Layout
Maia Neubig Supervisione Progettazione Personaggi
Prothais Nicolas Animazione
Marlon Nowe Animazione
Patrick Osborne Animazione
Hyrum Osmond Animazione
Ryan Page Animazione
Luis San Juan Pallares Supervisione Animazione Tecnica
Zach Parrish Animazione
Daniel Martin Peixe Animazione
Raymond S. Persi Cast (Flash)
Navin Pinto Supervisione Progettazione Personaggi
Bobby Pontillas Animazione
Nicklas Puetz Supervisione Progettazione Personaggi
Mitja Rabar Animazione
Svetla Radivoeva Animazione
Kishan Ramjas Animazione
Jim Reardon Storia
Joel Reid Animazione
Olun Riley Supervisione Look Development
Jason M. Robinson Supervisione Progettazione Personaggi
Jorge Ruiz Animazione
Della Saba Cast (Young Hopps)
Wally Schaab Layout
George Schermer Animazione
Brian D. Scott Animazione
Chad Sellers Animatore principale
Armand Serrano Sviluppo Visivo
Shakira Cast (Gazelle)
Benson Shum Animazione
J.K. Simmons Cast (Mayor Lionheart)
Brad Simonsen Produttore Associato
Jenny Slate Cast (Bellwether)
Josh Slice Animazione
Tony Smeed Animatore principale
Mitchell Allen Snary Supervisione Look Development
Alexander Snow Animazione
Christian So Animazione
Clark Spencer Produttore
Octavia Spencer Cast (Mrs. Otterton)
Lindsey St. Pierre Layout
Matt Steele Supervisore all'Animazione
Rastko Stefanovic Animazione
Jason Stellwag Supervisione Animazione Tecnica
Michael Stieber Supervisione Progettazione Personaggi
David Stodolny Animazione
Wes Storhoff Animazione
Michael Talarico Layout
Philip To Animazione
Nate Torrence Cast (Clawhauser)
Josie Trinidad Storia
Alan Tudyk Cast (Duke Weaselton)
Wayne Unten Animazione
Rebecca Vallera-Thompson Supervisione Animazione Tecnica
Kendra Vander Vilet Layout
Vitor Vilela Animazione
Amanda Wagner Animazione
Doug Walker Layout
Gina Warr Supervisione TD Lighting
Justin Weber Animazione
Geoff Wheeler Animazione
Jeff Williams Animazione
Mark Williams Animazione
Elizabeth Willy Supervisione TD Lighting
Rebecca Wilson Bresee Animazione
John Wong Animazione
Michael Woodside Animazione
Michael Yamada Sviluppo Visivo
Nara Youn Animazione
Shaofu Zhang Animazione
Kathy Zielinski Animazione
Iker J. de los Mozos Supervisione Progettazione Personaggi

Bibliografia

Sul film:

  • J. Julius, The Art of Zootopia. (2016: Chronicle Books [US]).

Eredità:

  • Heather Knowles (adapt.), Zootopia – Little Golden Book. (2016: Random House [US]).

Home Entertainment

  • [1] Zootopia (2016 BRAY/DVD, 2016 BRAY-3D/BRAY/DVD: Buena Vista Home Entertainment). Ultimate Collector’s Edition (2019 4K-UHD/BRAY: Buena Vista Home Entertainment).

Extra

Documentari

  • Research: A True-Life Adventure [1]
  • The Origin Story of an Animal Tale [1]
  • Zoology: The Roundtables - Characters [1]
  • Zoology: The Roundtables - Environments [1]
  • Zoology: The Roundtables - Animation [1]
  • Scoretopia [1]
  • Z.P.D. Forensic Files [1]
  • Deleted Characters [1]

Work-in-Progress

  • Deleted Scene: Alternate Opening [1]
  • Deleted Scene: Wild Times Pitch [1] [Disney+]
  • Deleted Scene: Homesick Hopps [1] [Disney+]
  • Deleted Scene: Detective Work [1] [Disney+]
  • Deleted Scene: Alternate Jumbo Pops [1] [Disney+]
  • Deleted Scene: Hopps’ Apartment [1]
  • Deleted Scene: The Taming Party [1] [Disney+]

Music Video

  • Try Everything – Performed by Shakira (Music Video) [1]

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